Tempio Canoviano di Possagno
Melchiorre Massirini (1773-1849) conobbe Antonio Canova a Roma, divenendone in breve sodale e uomo di fiducia.
Pubblicò Su i marmi di A. Canova (Venezia 1817), opera che lo mise in luce nell’ambiente colto capitolino e gli valse la lode dei maggiori letterati del tempo, come Leopoldo Cicognara e Pietro Giordani. Nel 1818 celebrò ancora Canova con l’opera poetica Monumenti di scultura e architettura.
La fortunata biografia di Canova (Della vita di Antonio Canova libri quattro, Prato 1824) contribuì a consacrare Missirini nel mondo delle lettere: scritta in un’ottima prosa resa più calda dal coinvolgimento dell’autore, ebbe varie ristampe e confermò la sua fama come conoscitore d’arte.
Nella sua vastissima bibliografia sono ancora da ricordare, fra i lavori di argomento artistico, la descrizione della chiesa progettata da Canova per Possagno (Del tempio eretto in Possagno, Venezia 1833), di cui la Biblioteca civica conserva il volume manoscritto.
L’autore divide l’opera sua in quaranta due capitoli, nulla ommetendo di quanto può illustrare una materia si interessante; e questi capitoli versano principalmente sulle cause che determinarono il Canova a fondare quest’edificio, preferendo di attenersi totalmente alle forme dell’aurea antichità. Non ommette di render ragione sui modi impiegati nella ricerca dei materiali, ed accompagna l’artefice in ciascuna sua indagine e disposizione, fino al porre solennemente la prima pietra e diversi anni assistere al progresso della gran fabbrica.
Lo avanzamento dei lavori porta con sé alcune utili indagini sulla natura del luogo, sul territorio, sulla costruzione, sull’area e sulla bellezza somma del punto da cui il tempio si scorge.
Quindi discendono a’ particolari dell’area, della gradinata, delle stupende colonne del portico, delle trabeazioni, della volta dell’interna costruzione, si fa strada a dar conto delle parti ornamentali, come le metope, la porta, il vestibolo, il battistero, gli altari. E ciò che massimamente può interessare il lettore, non ommette di far conoscere le angustie mortali dell’uomo pio, allorchè giunta la fabbrica quasi presso al suo compimento, sopraggiunto dall’ultima malattia, dovette soccombere senza che il suo voto fosse appien consumato; e qui nelle sue interessantissime disposizioni testamentori e al devoto oggetto dirette, chiaramente e onorevolmente ragiona.
Indi spiegando l’armonia generale del tempio, gli ingegni adoprati nella costruzione, i quadri, l’organo, il tumulo preparato a sé stesso, il gruppo in bronzo della Pietà, termina il suo lavoro col trasporto della vecchia parocchia nel nuovo edificio, colle varie dotazioni, e colla consecrazione.
Vai al documento